Camargue on the road
Venerdì 29 agosto
IL VIAGGIO – Il programma era di partire in mattinata per arrivare il pomeriggio a Sanremo, dormire lì e ripartire il sabato per Saintes Maries de la Mer. Partiamo alle 11 e per fortuna non troviamo intralci fino a Sanremo dove arriviamo per le tre dopo un panino e un’insalata in Autogrill.
Avevo prenotato una camera all’Hotel Agave tramite Booking. È stato un problema trovare il posto, tra stradine strette e tortuose che si arrampicavano in collina e poi ridiscendevano in basso. Alla fine, abbiamo trovato l’ingresso di un cancello, non di un hotel ma un residence, abbiamo suonato ma nessuno ci ha aperto. Dopo vari tentativi ho telefonato e ci ha risposto una signora che ci ha detto che non c’era nessuna prenotazione a nostro nome. Io avevo avuto la conferma della prenotazione sul sito Booking e del pagamento, ma la signora ha respinto quella richiesta perché nel frattempo la camera era stata presa da altri. Ho chiesto se avessero una camera per la notte e mi ha risposto che erano al completo. A questo punto, con l’auto parcheggiata in modo precario e con il collegamento internet che dava problemi, senza riuscire a trovare la mail di conferma e senza la ricevuta del pagamento, ho lasciato perdere. L’alternativa era cercare un altro hotel o proseguire per Saintes-Maries-de-la-Mer che era a tre ore e mezza di viaggio. Ho telefonato all’Hotel Camille e mi hanno dato la disponibilità di una camera. A questo punto, erano le 16. Abbiamo deciso di proseguire per la Camargue.
Nel pomeriggio dell’ultimo venerdì di agosto, i francesi a frotte hanno deciso di tornare a casa e per passare la frontiera a Ventimiglia abbiamo fatto una coda di un’ora. Code che si sono riproposte alle barriere autostradali fin quasi a Marsiglia. Siamo arrivati a Saintes-Maries-de-la-Mer alle undici di notte.
Abbiamo avuto la più bella camera dell’Hotel Camille: al secondo piano (senza ascensore!), con un’ampia terrazza affacciata alla spiaggia e con due letti, che ci hanno permesso di non darci calci nel sonno. Costo 156 euro, rispetto ai cento pagati per quella prenotata su Booking per il giorno successivo. La benzina in Francia costa all’incirca come in Italia con molte differenze, come in Italia. Prima di partire ho fatto il pieno a 1,64 euro il litro a Firenze, in autostrada in Francia ho pagato 1,99 e al paese in Camargue 1,79.
Sabato 30 agosto – Saintes-Maries-de-la-Mer
Bella giornata, con un po’ di vento. Ho fatto la solita passeggiata la mattina presto sul lungomare. Si sente la differenza di latitudine: il sole sorge e tramonta mezz’ora dopo che a Firenze.
AIGUES MORTE – Con Claudio siamo partiti per Aigües Morte a trenta chilometri a ovest di Saintes Maries. Ci abbiamo messo quasi un’ora, ancora una lunga fila per passare un ponte sul Petite Rhône a corsia unica alternata.
Aigües Morte è una città fortificata del XIII secolo da Luigi IX, re di Francia, come sbocco al mar Mediterraneo mentre il resto della Francia del sud era in mano a ducati e principati ostili all’unità. Le mura sono ben conservate e si possono percorrere faticosamente tutte, ritornando da dove si era partiti (12 euro di biglietto). Faticosamente perché la cinta muraria è lunga 1643 metri e interrotta da cinque porte e tre torri d’angolo, con scalini e giri da fare. Dentro le mura case a uno o due piani, qualcuna con giardino. Abbiamo terminato il giro delle mura verso le una e abbiamo mangiato in un locale all’aperto, sotto gli alberi, al fresco dentro le mura.
Dalle mura si vedono montagne di sale e il rosa degli stagni che deriva dall’alga Dunaliella, che ospitano 200 specie di uccelli, compresi i fenicotteri e 208 specie di piante. Le saline della Camargue sono davvero impressionanti per le loro dimensioni e per il loro colore rosa.
Tornati a St. Maries abbiamo riposato un po’ in albergo e girato per il paese.
Brutta sorpresa all’Hotel. Mi hanno chiesto di pagare in anticipo le due notti, lunedì e martedì, che non avevamo prenotato e pagato con Booking al prezzo di 100 euro a stanza. Ero stanco, mi hanno fatto vedere il conto allo schermo ma non ci vedo e quindi ho annuito: avevamo concordato lo stesso prezzo di Booking e loro ci guadagnavano la mancata provvigione. Quindi, ho pagato con la carta a occhi chiusi. In camera mi sono accorto che avevo pagato 705 euro, invece di 400, due stanze per due giorni. Sono tornato alla ricezione e ho contestato la cifra. Dopo lunghi controlli hanno ammesso l’errore: avevano messo in conto le camere pagate a Booking e quindi mi avrebbero reso 254 euro. In pratica la camera ci sarebbe costata 113 euro a notte, invece che 100 come concordato. È un prezzo alto per un Hotel a due stelle e con camere poco attrezzate e poco accoglienti (tranne la prima). Alla fine di malavoglia ho accettato la cifra che s’impegnavano a restituire per bonifico.
Cena di pesce da La Mama Sita, finita con dolce e cognac.
Domenica 31 agosto.
Il solito della giornata precedente: passeggiata mattutina e partenza verso le dieci.
SALINE DE GIRAUD– Questa volta siamo stati a Saline de Giraud. Praticamente abbiamo costeggiato per decine di chilometri il corso del Rhône, quello più grande del Delta. Una campagna coltivata con grandi spazi a cereali e vigne, poche case, pochi villaggi di tre case. Le saline a est di St. Maries me le ricordavo diverse: acquitrini salati, brillare di cristalli di sale. Ora è tutto recintato, grandi cumuli di sale, molti macchinari e il tutto “interdetto” alla visita. Per visitare le saline avremmo dovuto prendere un traghetto a orari stabiliti, non avevamo il tempo – e voglia – per farlo. Comunque, abbiamo fatto molte foto; Claudio si è dedicato anche agli insetti, tra l’altro una libellula gigante molto bella con le grandi ali trasparenti e doso dorato. Abbiamo mangiato a Saline di Giraud, che è un paesotto, frazione di Arles, sotto una pergola, un posto tranquillo e simpatico. Ritorno in albergo.
ARLES – Nel pomeriggio siamo stati ad Arles: solo mezz’ora di viaggio per strade ampie e veloci. Siamo stati nell’anfiteatro romano, grandissimo e ancora oggi usato per spettacoli e per le corride. Può contenere fino a diecimila spettatori: oltre alle gradinate in pietra, sono state allestite quelle con “tubi Innocenti” altissime e razionali che non “turbano” troppo la storicità dell’ambiente, ma danno un senso di “grandeur” e attualità all’anfiteatro.
Passeggiata fra i vicoli del centro storico fino al Gard, il grande fiume che attraversa anche Arles. Abbiamo mangiato in un locale all’aperto, a pochi passi dall’anfiteatro e davanti al parcheggio privato dove avevamo la macchina. Il locale si chiama il Cocoricò, che fa l’occhiolino all’italianità con un peperoncino tricolore, ma che d’italiano non ha niente – per fortuna. Abbiamo mangiato uno stufato di toro con riso di Camargue, stoppaccioso, niente di speciale e una bottiglia di buon vino rosso della valle del Rhône (€ 31° bottiglia), che non abbiamo finito e abbiamo potuto portare via il resto.
Lunedì 1° settembre
NIMES – Tempo brutto e freddo, aria di smobilitazione: locali chiusi, poca gente. Siamo stati a Nimes: l’anfiteatro come ad Arles – chiuso il lunedì – comunque non ci saremmo entrati e il Museo della Romanità, anche questo chiuso il lunedì. Non sismo riusciti a vedere anche la Maison Carrée, uno dei templi romani meglio conservati al mondo e tuttora utilizzato com’era.
Cominciava a piovigginare e ci siamo fermati a mangiare nel locale accanto al Palazzo di giustizia. Alle una è cominciato un forte temporale che è durato un’ora. Un’ora passata sotto la tenda del ristorante, prima seduti, poi in piedi a scansare le gocce che riuscivano a filtrare dalla tenda. Claudio intanto fotografava le scene buffe della gente sotto la pioggia. Alla fine, il temporale è finito e poi la pioggia si è diradata e abbiamo cominciato ad andare verso la macchina che era a un chilometro in cima a un colle, in mezzo a un parco. Sono anche scivolato davanti alla cattedrale, per fortuna senza troppo danno.
Alle tre e mezza eravamo all’hotel a cambiarci e a riposare. Il tempo si è rimesso e siamo stati in cima alla cattedrale fortificata di St. Maries, da dove si domina tutto il paese e gli stagni d’intorno. Una stretta rampa di scale a chiocciola, con alti gradini in pietra, che non termina più, a salire e poi ascendere, il tutto per tre euro ciascuno per il disturbo.
A cena siamo tornati da La Mama Sita, sempre pesce, con la mia malaugurata idea di prendere la zuppa di pesce. Ti presentano una marmitta di coccio nella quale galleggiano in abbondante brodo gamberi, pezzi di dorata, cozze e qualcos’altro. Tutto buono, fino a che ho cercato di sgusciare i gamberoni: un gesto maldestro e mi sono schizzato addosso buona parte del sugo marrone e oleoso, sulla camicia e i pantaloni. Ma è normale servire in una pignatta colma di brodo, poco pesce e con tre gamberoni grandi, cozze e vongole con guscio e nemmeno un piattino per gli scarti? Anche la volta prima con le cozze marinate in un fondo tegame è stata una lotta strenua contro gli schizzi. A Mama Sita non ci andremo più.
Martedì 2 settembre
Abbiamo lasciato l’Hotel Camille alle dieci e caricato i bagagli in auto. Da quando siamo in vacanza facciamo colazione al bar e non in albergo. La colazione in albergo conviene agli stranieri che in pratica pranzano con uova, affettati, succhi di frutta e altro bendidio. Al buffet dell’hotel Camille chiedevano 25 euro. Siamo andati al bar accanto alla cattedrale, brioche e caffè a 2 euro e 50 cent.
PONT DU GARD – In un’ora siamo arrivati al Pont du Gard, un gigantesco acquedotto romano, su tre arcate. Quando l’ho visto io quindici anni fa, era tutto libero, si parcheggiava – con difficoltà – e si girellava a piacimento accanto e intorno al Pont e al Gard. Ora è un parco recintato e organizzato: si entra nel grande parcheggio alberato (9 euro), si accede a un centro commerciale e poi ci si avvia per il ponte. Oltre il ponte c’è la passeggiata lungo il Gard, gente che va in canoa o prende il sole e fa il bagno, e si gode la vista del ponte da sotto, sia a monte che a valle. A valle ci sono due costruzioni con ristoranti. Ci siamo fermati a pranzare in uno di questi, bene e a prezzo normale.
Dato che eravamo in zona abbiamo tentato di andare ad Avignone, ma non avevo previsto niente per avvicinarci il più possibile al centro. Eravamo molto lontani da tutto. Dopo aver camminato inutilmente per mezz’ora, mi è presa l’ansia di arrivare troppo tardi al nuovo albergo. Quindi siamo tornati alla macchina per tornare a St Maries.
Il nuovo albergo è l’Hotel Arcade, tre stelle e la camera ci costa 92 euro a notte, è nel centro del paese, a cento metri dal mare e con più facilità di parcheggio. Le stanze sono piccole ma confortevoli e c’è tutto, tranne un piccolo frigo che avrebbe fatto comodo. Se penso che a stanza per notte, si paga meno 20 euro rispetto a Camille, tutto dell’Arcade mi pare più bello.
Etagne des Petites Launes – Siamo stati allo stagno a est per fotografare gli aironi e gli altri uccelli della laguna. Bellissimo: c’era il sole e una bella luce, con Claudio che fotografava fino all’ultima penna d’anatra.
Mercoledì 3 settembre
AVIGNONE – Questa volta mi ero preparato e abbiamo trovato il parcheggio non lontano dalla piazza dei Papi, dentro le mura di Avignone. Siamo arrivati facilmente in città, ormai conosciamo bene le strade e scegliamo le vie più brevi.
Abbiamo camminato per le vie strette e pittoresche del centro e poi “la grandeur” della città papalina voluta dai francesi in spregio ai romani.
PARK DE CAMARGUE – Siamo tornati a St. Maries per le cinque. Dopo una sosta per rinfrescarci e riposare. Siamo stati al Park de Camargue, a una ventina di chilometri: Il museo chiudeva alle diciotto e noi siamo arrivati dopo; abbiamo fatto lo stesso il percorso fra campi e canali: Claudio ha fotografato tutte le rondini che c’erano a giro. Siamo stati a cena in un ristorante nuovo; costa meno di altri ma non vale la pena.
Giovedì 4 settembre
Tempo brutto che promette pioggia: siamo passati davanti ad un negozio che aveva in esposizione bei giubbotti cerati con cappuccio. Ne abbiamo presi due, uno per me e l’altro per Claudio. Nel caso di un temporale come a Nimes; ci difenderemo!
MONTPELLIER – È più vicino che Harles, ma c’era molto traffico e la solita fila per il cantiere sul ponte del Petite Rhône. La città mi piace, è moderna con grandi boulevard e grandi palazzi. Abbiamo scelto di partire dal grande Boulevard Charles de Gaulle: alberato, con fontane, statue a grandezza naturale a portata di mano, stand e banchetti e abbiamo parcheggiato a La Comedie, a due passi dal centro storico fatto di viuzze e piccoli negozi di artigianato locale e di prodotti dell’agroalimentare. Poi siamo stati al Museo Fabre, che dedica ampi spazi all’arte contemporanea.
Per cena abbiamo cambiato zona: siamo andati dopo la cattedrale, quasi sul lungomare davanti all’arena. Il ristorante si chiama La Casita e la proprietaria sosteneva di avere il marito italiano e nonostante questo non capiva una parola di quello che chiedevamo. Ci sono venuti in aiuto la coppia del tavolo accanto, francesi ma sostenevano di capire l’italiano, in realtà lo capivano poco e lo parlavano peggio. In pratica abbiamo fatto decidere a loro: Assiette Casida con pesce di giornata e tutto quello che i francesi aggiungono in abbondanza – insalata, pomodorini, riso di Camargue e altre creme e paté. Comunque, buona l’assiette!
Abbiamo finito la serata sul lungomare a fotografare la luna, le nuvole e i riflessi sul mare.
Venerdì 5 settembre 2025
VIAGGIO – Alle otto precise eravamo a far colazione – pardon: petit-déjeuner – in albergo e alle otto e un quarto eravamo già in macchina. Viaggio tranquillo, traffico sostenuto fino a Marsiglia, più scorrevole fino a Ventimiglia e poi in Italia. Abbiamo fatto tre soste per cambio alla guida fra me e Claudio. Pranzo in Autogrill prima di Genova. Arrivo a Firenze alle 16.
CONCLUSIONI – Com’è andata? Bene nel complesso: abbiamo fatto una visita on-the-road, abbiamo visto paesaggi, città, persone, abbiamo interrotto il tran-tran quotidiano, abbiamo avuto modo di parlare tanto e su tanti argomenti io e Claudio.
Devo ammettere che ho sbagliato nel programmare la vacanza. Quando partivamo con Gabriella, in genere, si sceglieva una piccola città sul mare. Si restava in spiaggia la mattina e poi si visitava qualche posto vicino. Se era lontano e interessante si partiva la mattina e si tornava nel tardo pomeriggio. Così l’ho pensata anche in questo caso, però non siamo andati al mare e Le-Saintes-Maries-de-la-Mer è lontana da tutto quello che poi abbiamo visitato. Insomma, abbiamo passato in macchina dalle due ore alle quattro al giorno. I dintorni di St. Maries sono belli: cavalli, laguna, uccelli, tori, fossimo andati da un’altra parte, avremmo dato poca attenzione al paese e ai dintorni.
Forse, dovevo fare come in Normandia, quando sono andato da solo. Fare sosta in una città, visitarla e anche i dintorni e poi via, in un’altra città. Davvero un bel viaggio, però va preparato bei dettagli e poi la sera in albergo si passa gran tempo a trovare quelli da prenotare per i giorni successivi.
La prossima volta faremo così, grazie anche all’aiuto di Claudio.
Rispetto a quando l’ho visitata nel 2007 con Gabriella, la Camargue ha perso un po’ di fascino, lunghe barriere di canne alte, cespugli impenetrabili hanno reso molte strade corridoi senza vista sull’intorno, sulle paludi, i campi, le vigne, le case. Forse ha influito anche il periodo, a giugno luglio cespugli e canne sono meno alti che a settembre. Il contatto con la natura della Camargue l’abbiamo avuto andando a piedi, tra sentieri e strade non asfaltate, ed è stato bello.